2009年11月8日 星期日

『海上教堂』的作者又出新書了

不知道La mano di Fatima中文版何時出來阿~

Falcones: Quando fanatici erano i cristiani

Idelfonso Falcones - Foto di Joan Tomas

Idelfonso Falcones - Foto di Joan Tomas


Di Gian Antonio Orighi
Repetita iuvant. Dopo il successo del suo primo romanzo La cattedrale del mare (4 milioni di copie vendute in tutto il mondo dal 2006), l’avvocato barcellonese Ildefonso Falcones de Sierra cerca il bis con il monumentale La mano di Fatima (Longanesi, 911 pagine, 22 euro) in libreria dal 12 novembre.

Sembra un best-seller annunciato: 400 mila copie già vendute dal giugno scorso solo in Spagna. Stavolta la storia scelta da questo scrittore per hobby, 51 anni, sposato e padre di quattro figli, appassionato d’ippica, si impernia sulla cacciata dalla Spagna di 300 mila moriscos, gli spagnoli di religione musulmana costretti alla conversione dopo la Reconquista e poi espulsi da Fernando III nel 1609.
Un tema finora quasi tabù nel paese che 117 anni prima si era già macchiato della infame espulsione degli ebrei, ordinata da Isabella la cattolica nel 1492. Falcones prende il toro per le corna, e, dopo aver impiegato tre anni per documentarsi, si serve del protagonista, Fernando (morisco figlio di una musulmana stuprata da un prete cattolico) per pennellare un crudo affresco della rivolta dell’Alpujarra, la regione nella Spagna del sud dove vennero deportati i moriscos, e della loro lotta contro il fanatismo cristiano per conservare la fede in Allah e la propria memoria.

Perché ha scritto un libro che è un durissimo j’accuse dell’intolleranza religiosa, soprattutto cattolica?
Perché questo è stato: un fatto storico importante e quasi sconosciuto persino in Spagna. L’ideale per costruire un romanzo.
Ma la Spagna è un paese tollerante con i musulmani: la moschea di Madrid, la più grande d’Europa, è stata inaugurata nel 1992 da re Juan Carlos in persona…
La Spagna attuale cerca di essere tollerante, però nel XVI secolo era fanatica. E comunque oggi si è dimenticata di quegli avvenimenti. Quest’anno fanno 400 anni esatti dalla cacciata dei moriscos, una ricorrenza di cui però tutti si sono bellamente dimenticati. Io per primo, lo ammetto: quando ho scritto il libro, non ci ho pensato affatto.
Il libro racconta la resistenza all’evangelizzazione forzata di Fernando, la sua lotta clandestina, che è allo stesso tempo religiosa e culturale…
Bisogna preservare la memoria. Sempre. È questo il grande lascito dei moriscos, che cercarono inutilmente la convivenza.
Il libro è piaciuto ai musulmani: i siti islamici le fanno molta pubblicità. Sorpreso?
Non mi meraviglia, penso di aver fatto mio il punto di vista della società musulmana. Adesso quando parliamo di islamici pensiamo agli immigrati clandestini, ma i moriscos erano spagnoli a tutti gli effetti, che vivevano in questo paese da 800 anni e che amavano la loro patria.
Che cosa ha provato, da cattolico, ad affrontare una storia tanto tragica?
Io non mi sento affatto rappresentato dal Cattolicesimo del XVI secolo. Era un’epoca fanatica e tremenda. Però mi sono reso conto che non conosciamo abbastanza le altre religioni. Molti non sanno che Cristo è considerato il secondo profeta più importante dalla religione di Allah. Che ci sono molte similitudini. Forse per ignoranza, ci fissiamo più sulle cose che ci dividono che su quelle che ci uniscono. Questa è la lezione più grande che ho imparato preparando questo libro.
Perché «La mano di Fatima»?
Perché è un amuleto, un gioiello che gli spagnoli proibirono di fabbricare e indossare: una mano con le cinque dita distese, simbolo dei cinque pilastri della religione islamica. Ma Fatima è anche una delle protagoniste del romanzo. E un simbolo della tolleranza religiosa, che perseguivano i moriscos e che converrebbe perseguire anche oggi: è forse l’unico nome che ha uguale valenza sacra per i cattolici e per gli islamici: la Madonna di Fatima e Fatima, figlia di Maometto.
Sia «La cattedrale del mare» sia «La mano di Fatima» parlano di religione.
In questo romanzo il fatto religioso ha un grande ruolo, c’è la storia di un fanatismo religioso portato avanti da un potere organizzato. Nel Medioevo del mio primo romanzo, invece, il potere era molto più sfumato.
Le figure femminili e il sesso giocano un ruolo preponderante.
Ci sono due donne musulmane importanti. La madre del protagonista, che incarna la sottomissione della femmina islamica, ridotta a puro oggetto a disposizione del marito. E poi c’è Fatima, sessualità disinibita e spirito da lottatrice, che rispecchia la sua epoca: è lei a trasmettere la religione e la cultura ai figli. Sul fronte cristiano troviamo invece Isabel, che vive la relazione sessuale con Fernando come peccato. Perché a quell’epoca i cristiani accusavano, tra l’altro, le donne musulmane di promiscuità. Vede, oggi i costumi sono cambiati, ma allora, come dice il Corano, con il sesso si arrivava a Dio.
In lei c’è qualcosa di Fernando?
Certo, identificarsi con una persona che lotta è molto facile.
E perché allora lo ha creato come figlio di una violenza sessuale?
Perché allora era un fatto frequente. Esiste una lettera dell’ambasciatore spagnolo in Francia che parla di un intero paesino in cui i sacerdoti cattolici stupravano sistematicamente le islamiche. E i bambini avevano tutti gli occhi azzurri.
Il Vaticano denuncia all’Onu che 200 milioni di cristiani sono oggi perseguitati. Perché allora denuncia i misfatti cattolici? E comunque l’invasione della Spagna, durata dal 711 al 1492, fu una tragedia, mise a ferro e fuoco il paese.
La storia è cambiata, il fanatismo dai cristiani è passato adesso ad altri gruppi religiosi. Il Cattolicesimo è andato avanti, altre fedi no. Comunque nel 711 gli spagnoli cristiani seguivano l’Arianesimo ed erano considerati eretici dai cattolici. Anche tra gli arabi invasori c’erano molti seguaci di Ario. Poi va considerato che la guerra d’invasione durò solo tre anni, segno che era accettata dalla popolazione.
Com’è la sua giornata, divisa fra studio legale e scrittura?
Io mi sveglio presto. Leggo e scrivo dalle 8 alle 11. Poi lo studio legale. Alle 13, il cavallo. Torno alle 16 e continuo a lavorare. Tutto salta se ho qualche udienza. Comunque fare l’avvocato per me è fondamentale: mi obbliga a mantenere i piedi per terra. Una cosa è la creatività letteraria, poi c’è la vita reale. Per questo non mi dedico solo alla scrittura.
C’è un segreto per il suo successo?
Sono convinto che in letteratura sia importante illustrare quello che succede davvero, non narrare quello che vuole l’autore. Il lettore deve partecipare alla creazione di una storia fatta di immagini che diventano parole. Non mi piace il narratore onniscente che impone tutto, non mi piacciono lirismi fine a se stessi. Voglio invece che nei miei libri succedano molte cose e che tutti le capiscano senza dover rileggere un paragrafo. È così che si arriva al grande pubblico: un romanzo non è un trattato di filosofia.
L’Italia è cattolica. Come crede accoglierà «La mano di Fatima» un Paese che discute tanto per la costruzione delle moschee?
Anche la Spagna è cattolica. Ma ciò non deve impedire l’integrazione e la conoscenza delle altre religioni. Bisogna lasciarsi alle spalle i tabù e creare la convivenza, il rispetto reciproco. I cattolici devono ricevere altre religioni con tolleranza. Esigendo però che i nostri principi civili, i nostri diritti, siano rispettati. Senza cedimenti.

http://blog.panorama.it/libri/2009/11/06/falcones-quando-fanatici-erano-i-cristiani/

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